La prima edizione di Stella Variabile, ultima raccolta poetica di Sereni, compare nel 1980 (ma con indicazione tipografica 1979) in tiratura limitata per i “Cento Amici del Libro” accompagnata da litografie di Ruggero Savinio; l’opera viene poi ripubblicata nel 1982 (ma con indicazione 1981) per Garzanti. Nella seconda edizione aumenta in modo sostanzioso il numero di testi (da 30 a 46), viene eliminata la prosa Ventisei, precedentemente collocata a metà della raccolta, e la disposizione delle liriche viene riorganizzata.
Le poesie sono distribuite in cinque sezioni senza titolo, con numerazione romana:
I. 9 testi: Quei tuoi pensieri di calamità; In una casa vuota; Toronto sabato sera; Posto di lavoro; Lavori in corso; Addio Lugano bella; Le donne; Interno; Crescita.
II. 11 testi: Di taglio e cucito; Poeti in via Brera: due età; A Venezia con Biasion; Poeta in nero; Revival, sarà la noia; Domenica dopo la guerra; Festival; Esterno rivisto in sogno; Giovanna e i Beatles; Ogni volta che quasi.
III. 3 testi: Un posto di vacanza, poemetto in sette tempi; Niccolò, Fissità.
IV. 8 testi: Traducevo Char; Muezzìn; Un tempio laico; Villaggio verticale; Martellata lentezza; Notturno; Madrigale a Nefertiti; Bastava un niente…
V. 15 testi: Verano e solstizio; Requiem; Paura prima; Paura seconda; Altro posto di lavoro; La malattia dell’olmo; In salita; Il poggio; Nell’estate padana; A Parma con A.B.; Autostrada della Cisa; Rimbaud; Luino-Luvino; Progresso; Altro compleanno.
Le liriche incluse costituiscono la produzione sereniana posteriore al ’65, anno di uscita degli Strumenti Umani, in molti casi già comparse prima del 1980 in riviste o plaquette.
Una chiave di lettura significativa della raccolta e del suo titolo è offerta della breve citazione di Montaigne «La vita fluttuante e mutevole» riportata nel risvolto di copertina insieme alle poche frasi dell’autore che l’accompagnano: «La natura che alletta e dissuade. La bellezza onnipresente e imprendibile. Il mondo degli uomini che si propone al giudizio e si sottrae, e mai passa in giudicato». Da una nota della figlia di Sereni, Maria Teresa, che curò la prima edizione complessiva delle opere del padre dopo la sua morte, risulta che in un’eventuale ristampa Sereni avrebbe voluto sostituire queste righe con una definizione scientifica di stella variabile, tratta da un manuale di astronomia nautica: «Gran parte delle stelle non hanno splendore costante ma variabile periodicamente: cioè non conservano sempre la stessa grandezza visuale apparente, ma in un periodo più o meno regolare, che va da qualche giorno a oltre un anno, la loro grandezza assume successivamente valori diversi: tali stelle sono dette variabili». In entrambi i casi è evidente la volontà di sottolineare come motivo portante della raccolta la difficoltà dell’uomo davanti alle antitesi e alle contraddizioni del reale: tutti i punti di riferimento per accoglierle e provare a comprenderle (quelli che nella precedente raccolta erano, in senso ampio, gli ‘strumenti umani’) sembrano ora essere venuti a mancare e al poeta non resta altro che abbandonarsi ai mutamenti e alle fluttuazioni della vita, consapevole che anche la parola poetica può al massimo tentare di registrare i contrasti, ma non spiegarli o scioglierli («di certi attimi in noi …. freddati nel nome che non è | la cosa ma la imita soltanto» dal poemetto in sette tempi Un posto di vacanza, densissima e complessa riflessione intrecciata sulla poesia e sulla vita, e ancora “Sospesa ogni ricerca, | i nomi si ritirano dietro le cose | e dicono no dicono no gli oleandri | mossi dal venticello” da Niccolò, poesia dedicata all’amico scomparso Niccolò Gallo, che segue immediatamente Un posto di vacanza). L’instabilità e il senso di vertigine si riflettono anche nell’organizzazione della raccolta: all’architettura ordinata e compatta degli Strumenti umani, attraversata da quei fenomeni di iterazione e ripetizione di temi, motivi ed espressioni messi in luce dalla critica, si sostituiscono qui sezioni prive di titolo nelle quali è difficile riconoscere un preciso disegno interno (che pure, in realtà, per dichiarazione dello stesso Sereni, non manca del tutto ed è maggiormente visibile in alcune parti come la sezione IV, Traducevo Char); anche l’ambientazione dei testi è molto varia passando dai consueti luoghi ‘topici’ della poesia di Sereni (Milano, Luino, Bocca di Magra che assume particolare rilievo come sfondo del già citato Posto di vacanza) a molti altri luoghi nuovi, visitati occasionalmente e dunque periferici rispetto all’esperienza del poeta (Toronto, New York, Roma, Parma, Valsorgue, Luxor).
All’interno di questa caleidoscopica e vertiginosa mutevolezza il vero filo conduttore dei testi è rappresentato da un sottile e costante senso di angoscia, oppressione e impotenza che si esprime attraverso una notevole varietà di toni, dall’ironia («Non vorrai dirmi che tu | sei tu o che io sono io», Altro posto di lavoro) alla rabbia («A certi che so non gli basta | di volermi morto. Tale mi sperano: | morto, ma con infamia. Non sanno | che ho fatto di peggio che li ho | miniaturizzati nel ricordo. », Lavori in corso, II) alla riflessione ferma, pacata e malinconica («passiamola questa soglia una volta di più» in Altro compleanno, poesia che chiude la raccolta) e si concretizza in una serie di immagini negative di grande pregnanza e incisività che ruotano intorno al silenzio («lievitava in caligine il silenzio», Le donne; «campagne allucinate e afone», Nell’estate padana), alla fissità («bocche minime vocianti sotto vetro…rattrappite per sempre nella colata | fossili nel cemento vivo», Lavori in corso II; «di tempo pietrificato in spazio | di mutismo», Domenica dopo la guerra; «pedalando all’indietro | lungo un muro di nausea», Festival), alla malattia («lebbra repressa dall’acciaio», «foglianti epidemie», Lavori in corso; «eccoti in riva al fiume l’albero squamarsi | delle foglie più deboli», La malattia dell’olmo), alla morte e infine al nulla e all’inesistenza («Quei tuoi pensieri di calamità e catastrofe | nella casa dove sei | venuto a stare, già | abitata | dall’idea di essere qui per morirci | venuto», Quei tuoi pensieri di calamità, proprio in apertura della raccolta; «Ma è l’angelo | nero dello sterminio | quello che adesso vedo | lucente nelle sue bardature | di morte», Sarà la noia; «non lo sospetti ancora | che di tutti i colori il più forte | il più indelebile |è il colore del vuoto?» in Autostrada della Cisa, collocata tra le ultime liriche della raccolta e in cui l’attraversamento di un tunnel in autostrada assume i tratti di una discesa agli inferi).
In questo panorama onirico e allucinato anche i valori che costituivano nel passato un solido rifugio, come l’amicizia, l’amore e la cortesia resistono a fatica, pur non essendosi ancora spenti del tutto: ecco allora le poesie dedicate agli amici Gallo e Biasion (Niccolò e A Venezia con Biasion) e alla moglie («il tuo cipiglio | che pure non molla la presa | sulla mia vita che va per farfalle | e per baratri», Di taglio e cucito) o la descrizione dell’improvviso entusiasmo davanti a un jazzista sconosciuto in grado con la sua musica di infiammare un sabato sera a Toronto con «un’abnegazione capace d’innocenza di là dalla mercede» (Toronto sabato sera, anch’essa con dedica a Niccolò Gallo).
Lo stile di Stella variabile sembra poi esso stesso voler riprodurre i continui contrasti della realtà di cui si nutrono i testi: all’impasto ricco di registri differenti, ma complessivamente omogeneo e fusivo degli Strumenti umani è qui sostituita una lingua volutamente dissonante e disarmonica, con escursioni verso il basso e il parlato più colloquiale seguite da improvvise impennate liriche alte che producono un effetto straniante e di tensione quasi metafisica.


Edizioni:

  • Stella variabile, in 130 esemplari fuori commercio, illustrazioni di R. Savinio, tirata col torchio a mano per l’Associazione «Cento amici del libro»,Verona, 1979.
  • Stella variabile, Garzanti, Milano, 1981 (ivi 1982; Einaudi, Torino, 2010, con prefazione di F. Pusterla; Il Saggiatore, Milano, 2017 con prefazione di F. Fortini e postfazione di D. Scaramella).
  • Tutte le poesie, a cura di M. T. Sereni, con prefazione di D. Isella, «Lo Specchio» Mondadori, Milano, 1986.
  • Poesie, a cura di D. Isella, «I Meridiani», Mondadori Editore, Milano, 1995 (edizione critica, ristampe: 1996, 1999, 2000, 2004, 2007).
  • Poesie e prose, a cura di Giulia Raboni, con un saggio introduttivo di P. V. Mengaldo, Oscar Mondadori, Milano, 2013.


Riferimenti:

  • Pier Vincenzo Mengaldo, Il solido nulla, “L’indice dei libri del mese”, n. 8, ottobre 1986; poi in Id. Per Vittorio Sereni, Aragno, Torino, 2013.
  • Clelia Martignoni, “Stella variabile”: la linea metafisica della dissonanza, “Poetiche”, fascicolo n. 3, 1999: pp. 413-454.
  • Francesca D’Alessandro, L’opera poetica di Vittorio Sereni, Vita&Pensiero, Milano, 2001.
  • Niccolò Scaffai, Appunti per un commento a Stella variabile, in E. Esposito (a cura di), Vittorio Sereni, un altro compleanno. Atti di convegno, Milano - Luino, 24-26 ottobre 2013, Ledizioni, Milano, 2014: pp. 191-203 [consultabile on line: http://books.openedition.org/ledizioni/729].
  • Mattia Coppo, Alcuni appunti sul verso di Stella variabile, in E. Esposito (a cura di), Vittorio Sereni, un altro compleanno. Atti di convegno, Milano - Luino, 24-26 ottobre 2013, Ledizioni, Milano, 2014: pp. 239-252 [consultabile on line: http://books.openedition.org/ledizioni/735] .
  • Edoardo Esposito, Lettura della poesia di Sereni, Mimesis, Milano-Udine, 2015.