Vittorio Sereni nasce a Luino il 27 luglio del 1913. È l’unico figlio di Enrico, funzionario della dogana, originario di Sant’Agata dei Goti (Benevento), ma di discendenza veneta e forse ungherese, e di Maria Michelina Colombi, appartenente a un’antica e benestante famiglia locale. A Luino trascorre la sua infanzia fino a undici anni. E’ un periodo felice e sereno che lascerà in lui un segno profondo e determinerà un legame indissolubile con il paese natale: la geografia del luogo, la vicinanza al confine svizzero, le atmosfere e i paesaggi del lago costituiscono uno dei topoi della sua poesia, presente con grande forza e suggestione soprattutto nella prima raccolta Frontiera, ma che continua a riaffiorare anche nella produzione poetica seguente e nelle prose.
Nel 1924 la famiglia si trasferisce a Brescia per permettere a Vittorio, che si è già mostrato brillante negli studi, di frequentare il ginnasio e il liceo all’ “Arnaldo da Brescia”, fino alla maturità classica, che otterrà con risultati di eccellenza. In questi anni il giovane si appassiona allo sport e in particolare alla Mille Miglia, la corsa primaverile che con il suo fascino e il fermento che suscita in città sembra scandire le stagioni dell’adolescenza; incomincia inoltre a scrivere poesie su quaderni verdi, tenuti segreti, intreccia i primi legami sentimentali e continua a trascorrere le proprie estati a Luino, in compagnia di amici e villeggianti.
Nel 1932 la famiglia affronta un nuovo trasferimento, a Milano, ancora una volta per facilitare gli studi di Vittorio e consentirgli di frequentare l’Università: dapprima egli si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, poi dopo soli tre mesi passa alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Qui entra nella cerchia di giovani che si riuniscono intorno ad Antonio Banfi (Giosuè Bonfanti, Luciano Anceschi, Antonia Pozzi, Gianluigi Manzi, Enzo Paci, Daria Menicanti) e nel ‘36 conosce Maria Luisa Bonfanti, una ragazza di Felino (Parma) che sposerà quattro anni più tardi. Nel novembre dello stesso anno si laurea con una tesi in Estetica sulla poetica di Gozzano: nonostante il convinto elogio del suo relatore Banfi, il parere poco favorevole di Alfredo Galletti, titolare della cattedra di Letteratura Italiana, determina la votazione finale di 110 senza lode. In questo periodo, oltre ad allargare la propria cerchia di conoscenze (Giancarlo Vigorelli, Giansiro Ferrata, Sergio Solmi, Salvatore Quasimodo, Roberto Rebora, Carlo Bo e altri), pubblica le sue prime poesie: Terre rosse, uscita sul “Meridiano di Roma” nel dicembre del ’36 e ispirata a un breve soggiorno luinese, cui seguono Lo scriba (sempre sul “Meridiano di Roma”), Inverno a Luino e Concerto in Giardino (su “Frontespizio”, con presentazione di Carlo Betocchi). Svolge inoltre supplenze di italiano e latino presso alcune scuole ed è chiamato come assistente di Banfi all’Università. Nel ‘38 entra nella redazione della rivista “Vita Giovanile”, poi “Corrente di Vita Giovanile”, fondata da Ernesto Treccani. Nel ‘40 sposa Maria Luisa, l’anno seguente nasce la loro prima figlia, Maria Teresa, detta in famiglia ‘Pigot’. Dopo aver vinto il concorso in ruolo per l’insegnamento, ottiene una cattedra a Modena, dove si trasferisce nel ‘41. In questo stesso anno esce la sua prima raccolta di poesie, Frontiera, presso le edizioni di “Corrente” (il volumetto sarà poi ripubblicato l’anno seguente per Vallecchi con il nuovo titolo, più generico, di Poesie). La raccolta costituisce una sorta di bilancio della produzione giovanile, avvertito come necessario viste anche le circostanze storiche e la possibilità di essere presto richiamato al fronte.